Ma le immagini parlano anche a chi riconosce, nella debole luce della stellina, la fragilità del proprio figlio disabile che, oltre a richiedere protezione e sostegno, spinge talvolta a coraggiose scelte di vita che si tingono di un eroismo sommerso e discreto.
Il terzo livello valorizza la vicenda per le modalità del confronto.
Qui non si cerca lo scontro frontale ma si scelgono altre strategie.
Nell’uniformare la propria luminosità a quella della stellina più debole, per far muro e proteggerla, non c’è passività o timore ma una reazione attiva e di sfida. Segue una seconda risposta, più radicale, che determina la condanna del Dragone alla solitudine: gli si “cede” uno spazio che diventa vuoto, si fa il vuoto attorno a lui. Questa cedevolezza è, per Gianrico Carofiglio, la parola che più si avvicina alla “gentilezza” (nell’accezione di flessibilità, duttilità, non durezza) e non significa sottrarsi al conflitto, al contrario, significa accettarlo e ricondurlo a regole, come nelle arti marziali lo “spostarsi” per sfruttare l’energia dell’avversario in modo da farlo sbilanciare e cadere.
Gichin Fumakoshi, fondatore del karate moderno, afferma: “Sconfiggere il nemico senza combattere è l’abilità suprema”.
In questa piccola vicenda “celeste” il riferimento alla gentilezza è dovuto, anche perché la vera gentilezza non è formale ma si misura dal sentirsi coinvolti: è una forma di “coraggio senza violenza”, che induce a stare dalla parte di chi viene escluso e a sfidare la prepotenza facendosi uguali nella debolezza.
La particolarità di questo albo, che lo rende veramente “per tutti”, consiste nella presenza, accanto al testo, dei simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Questo sistema di comunicazione, la cui consulenza scientifica è di Francesca Pongetti, facilita l’accesso ai contenuti da parte di chi non riesce a fruire dell’usuale codice alfabetico.