I libri di Marco Moschini

EDUCARE LO SGUARDO

(i bambini incontrano le "diversità ')
Erickson, Trento, 2007
 
Fare scuola sta sempre più diventando un impegno militante in senso culturale, e noi oggi abbiamo un grande problema culturale che riguarda la convivenza e l'integrazione, perché anche se i genitori accettano che i propri figli vadano a scuola al mattino con gli immigrati, di pomeriggio preferiscono portarli in parchi in cui gli immigrati non ci siano.

Per Umberto Eco "Uguaglianza significa che tutti hanno il diritto di essere diversi l'uno dall'altro", e io aggiungo che l'unica uguaglianza possibile in un mondo fatto di diversità è l'uguaglianza del rispetto, e il rispetto si può imparare.

In genere si ha paura dell'altro perché non lo si conosce, ma per aiutare i bambini a conoscersi, oltre a dargli l'opportunità di stare insieme e di fare, bisogna educare il loro sguardo.

Infatti quello che un bambino "diverso" (disabile o immigrato) pensa di sé, dipende in gran parte da ciò che legge negli occhi degli altri.
Allora è lo sguardo degli altri, nei suoi confronti, che va curato e coltivato. Ma per "educare lo sguardo" i bambini vanno aiutati a vedere un po' più in là , oltre la facciata e l'apparenza, e a percepire gli altri come persone "complesse", anche attraverso la lettura di storie e racconti di vita: "Una volta che si sia percepito qualcuno come una persona "complessa", con i suoi errori e le sue lotte - afferma Hazel Rochman in Contras las fronteras - si è superato lo stereotipo, perché è emersa la similarità con il nostro modo di essere".

E' importante, perciò, costruire nei bambini un immaginario personale che sia capacità di "vedere altro" nella realtà di tutti i giorni e nella costrizione dei ruoli, ma anche capacità di pensare in modo non scontato (non pietistico nel caso dell'handicap e senza pregiudizi nel caso degli immigrati), rifiutando i luoghi comuni e la banalità .
Questo significa educare i bambini alla creatività .

Educare alla creatività vuol dire, come si sa, permettere a ognuno di valorizzare se stesso attraverso l'espressione della propria originalità , ma vuol dire anche educare alla diversità : "una didattica in cui si promuovano degli atteggiamenti creativi permette che si guardi alle cose sotto l'aspetto dell'alterità e della novità . Così l'altro, e il diverso, non solo non respingono ma attraggono; le cose e le persone non sono nemiche e il mondo viene vissuto come un oggetto da scoprire".

Educare lo sguardo significa raccontare fiabe, storie e miti, che diventano ponti di carta e di parole fra le culture in un reciproco scambio di idee e di suggestioni, ma significa anche favorire l'uso dei burattini, che invitano a "metterci nei panni degli altri"; significa indurre alla familiarità con la metafora (che comunica un modo nuovo di vedere le cose e rappresenta la possibilità di cogliere l'esistente sotto altre prospettive); significa anche far entrare a scuola i giocattoli, sia quelli che gli immigrati ci fanno conoscere sia quelli costruiti da noi con materiali di scarto, compiendo così una straordinaria operazione capace di rivalutare, nel paragone, molti esseri umani bollati come "rifiuti".

Nella pratica scolastica quotidiana ogni singolo contenuto, ogni singola occasione può essere responsabile del clima che si respira, e molto dipende da un' attenta regia, perché le relazioni positive hanno più concretamente occasione di nascere e instaurarsi quando un gruppo condivide progetti, attività , responsabilità , e l'attenzione all'altro diventa quasi una modalità di lavoro.

Credo infine che, se si vogliano favorire cultura dell'accoglienza ed etica della responsabilità , sia essenziale offrire con leggerezza strumenti preziosi per cogliere in ogni diversità un'opportunità .